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*Adua / Giuseppe Tugnoli

pubblicazione   Milano : Club Italiano dei Lettori, 1978
descrizione   353 p. ; 22 cm.


Benché ne abbia i connotati - rappresenta l'Italia alla fine del secolo - Adua è un romanzo storico solo in apparenza. Leggendo ci si trova in pieno nel nostro tempo con tutti i suoi umori. E anche i personaggi, Antonia, Ermanno, Gilda, Carlo, Luisa, pur indossando gli abiti, le idee e le passioni della loro epoca, sono vivi e attuali. All'origine del romanzo c'è un amore difficile, forse sbagliato, e quindi tormentoso, che si rompe eppure non viene mai meno. Antonia e Ermanno sono legati per ragioni che restano nel profondo della coscienza, mentre in superficie esplodono i numerosi motivi di dissidio esasperati dalle vicende pubbliche che li trovano sempre in opposizione. Anche l'amore di Carlo e di Gilda non è facile, e lo stesso si dica di quello, taciuto, di Luisa per Carlo. E tutti, fino alla fine si dibatteranno nei contrasti e nel malessere della loro passione, che sono anche i contrasti e il malessere del loro paese. L'Italia dell'ultimo decennio del secolo è infatti un organismo malato che si agita per sfuggire alla malattia con l'inganno, la violenza, l'avventura. L'ultima, quella che porterà l'esercito coloniale ad Adua - un esercito si badi guidato da ottimi ufficiali - ha infatti l'aria di una scommessa fatta al tavolo della politica per nascondere nel sangue e nel dolore colpe e responsabilità che non potrebbero più essere taciute. E tutti vi hanno la loro parte, dal re ai ministri, agli attentatori anarchici che non sempre ingenuamente credono nella virtù redentrice della dinamite, della pistola o del pugnale. Il romanzo che comincia a Bologna amplia il suo orizzonte fino a comprendervi tutta l'Italia e infine l'Africa, accogliendo, fra i protagonisti d'invenzione, molti personaggi storici, come Crispi, Carducci, Cafiero, Cavallotti, Murri, Baratieri, e ambienti diversi. Questa complessità non nuoce, anzi avvantaggia la celerità dell'azione che procede drammaticamente di episodio in episodio fino al suo esito fatale. Solo uno spirito libero da qualsiasi impaccio letterario e ideologico, un dilettante - nel senso nobile che Goethe dava alla parola - e nello stesso tempo fornito di un sicuro istinto letterario e di una forte immaginazione metaforica, poteva coraggiosamente e vittoriosamente affrontare una tale impresa
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