Nel 1300, Enrico Scrovegni, ricco e ambizioso uomo d'affari padovano, decise di celebrare la sua accresciuta potenza costruendo un sontuoso palazzo con annessa una cappella privata decorata dal maestro dell'epoca, Giotto. A sette secoli di distanza lo stupore e l'ammirazione che colgono i visitatori sono immutati: gli affreschi esprimono un senso dello spazio e del colore mai visti prima. Se la bellezza dei soggetti rapisce lo sguardo, il contenuto presenta ancora aspetti misteriosi. Che ci fa l'immagine di un centauro sotto il trono di Cristo nel Giudizio Universale? Come mai le allegorie dei Vizi e delle Virtù che conducono all'Inferno o in Paradiso non seguono la sequenza resa celebre dal sistema dantesco?