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La *penombra che abbiamo attraversato / Lalla Romano

pubblicazione   Torino : Einaudi, [1964]
descrizione   207 p. ; 23 cm.


Affrescato a motivi pompeiani, l'«Albergo Europa» è un microcosmo in cui l'armonia di una società patriarcale è attraversata da trasalimenti e ombre e interrogativi. Siamo negli anni attorno alla Prima Guerra Mondiale. Si è detto «microcosmo» non per dire: questo mondo è piccolo davvero, è un paese di montagna in una delle valli di Cuneo, un paese con i bassi porticati e i balconi di legno; ed è il mondo davvero, per la bambina che vi nacque e lo registrò ora per ora. Per vedere la rivista militare alla fine delle Grandi Manovre, le bambine salgono con la mamma in casa del dottore, le cui finestre dànno sulla Piazza Nuova. Il dottore è un libero pensatore: a capo del letto tiene il ritratto di Kant. La più semplice battuta detta alla mamma: «la mia camera non ha mai avuto più bell'ornamento», può essere ricordata per anni. Il romanzo si ricava dal tessuto di notazioni appena accennate. Un uomo già maturo, gran cacciatore di camosci, fotografo e pittore dilettante, flautista e filodrammatico ha sposato una ragazza di famiglia, che, da fanciullescamente gaia, si fa scontrosa, solitaria, un po' altera; anche il marito non è più il buontempone delle feste d'un tempo; con una patina di malinconia ripensa alle speranze della giovinezza. Le due bambine spiano un mondo di piccoli segreti, nelle passeggiate con la domestica nana, studiano i parenti e i compaesani e loro stesse - l'una più assorta, l'altra più ambiziosa - con un'innocenza che non esclude ironico umore e minuta perfidia. L'immagine proustiana del titolo significa qui l'infanzia, età in sé folgorante, ma ombrosa, oscura per chi la guarda dall'altra sponda, quella della maturità; ma è anche la vita stessa, lo spazio che deve essere riattraversato per ritrovare la tormentosa età, nella quale a nostra insaputa tutto era stato giocato una volta per tutte. Il riscatto dal tempo è il motivo vero del raccontare di Lalla Romano. Dai suoi primi libri a quest'ultimo si è venuto precisando il filo di una poesia tutta discrezione e rigore che consiste nel raccogliere come rivelatori proprio i momenti della vita che si sogliono chiamare dispersi. Così in Maria, storia quotidiana, dimessa, domestica; ma anche in Tetto Murato, dove quello che conta sono i riflessi minuti, segreti, sullo sfondo di un'epoca eccezionale; così nelle notazioni apparentemente marginali di una vita mediocre, de L'uomo che parlava solo.
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