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L'*eterna gioventù / Maurizio Maggiani

pubblicazione   Milano : Feltrinelli, 2021
descrizione   281 p ; 22 cm
serie   I Narratori


Maurizio Maggiani scrive il grande romanzo della rivolta libertaria. Lo fa attraverso le storie della sua umanità militante, un mondo di uomini e donne ardenti di passione che lungo un intero secolo fino all'oggi danno un senso universale alle loro vite, alle loro sconfitte, alle loro vittorie. «Un grande appassionato romanzo in cui la lotta per la libertà non è sempre combattuta da eroi quanto da esseri umani incompiuti e irrisolti in cerca di una bussola» - Stefano Massini, la Repubblica «La leggenda, le leggende, le storie, la storia continuano continuano e continuano in questo gran romanzo; e L'eterna gioventù sembra non finire mai» - Francesco Cevasco, la Lettura I legami non si sciolgono mai, mai e poi mai quando sono legami di libertà. Questa è una storia leggendaria, il mito di una dinastia di ribelli ostinati in un sogno, perseveranti nel costruirlo contro ogni sconfitta del presente, «...i candidi, gli innocenti, gli ignoranti, i pazzi d'amore, avevano imparato a essere più grandi delle trame più nere e più astute, più forti degli eserciti». Quindi una storia di eterna rivolta, di vite che si intrecciano e si confondono con la Storia, edificandone una loro che non si pieghi alla schiacciante prepotenza del potere, all'insolenza del tiranno, allo sconforto della sconfitta, una storia madre di fraterna giustizia, di amorevole libertà, di una «gioiosa e ardente futura umanità», «questa l'unica vera certezza che abbia mai avuto l'Artista dell'anarchia, che ogni cosa verrà alla luce una volta ancora». È una storia di molte vite e infinite gesta, vite che non hanno avuto voce e vite la cui alta voce è stata dimenticata, sepolta sotto una contemporaneità immemore. C'è fra quelle vite un personaggio di pura leggenda, una donna nata nel 1901 che ancora oggi è viva, «l'essere umano più antico del mondo», lei conosce ogni storia e ogni storia ha vissuto, è la Canarina. Le chiamavano così le ragazze che nella Grande Guerra lavoravano nell'industria bellica al munizionamento, dove nel caricare le granate per i cannoni il tritolo tinteggiava di giallo il viso e le mani. Aveva sedici anni la Canarina, e ogni giorno nascondeva sotto le unghie dei piedi qualche grano di quel composto micidiale, sottraendo un po' di guerra alla guerra, raccogliendolo in una scatola di legno e portandolo con sé attraverso tutto il '900 fino a oggi. Cosa ci fa una vecchia di centovent'anni con cinque chili di tritolo in una cassetta che ha attraversato epoche e oceani e continenti, guerre e rivoluzioni, da Genova a New York a San Pietroburgo? Da un secolo si sta prendendo la libertà di averlo e di non usarlo. E se ne andrà dal mondo in pace solo quando saprà che per ancora un altro secolo e un altro e un altro ancora, ci sarà chi vorrà essere libero di tenerlo con sé e liberamente decidere di non usarlo. È suo nipote l'Artista a dipanare la Storia e le storie attraverso una progenìe di figli unici che costruiscono una dolcissima elegia eroica, sfiorando le vite di Garibaldi e Anita, Antonio Meucci, Emma Goldmann, Gaetano Bresci, Carlo Tresca e tanti altri ancora.
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