Quando venne pubblicato nel 1935, per la prima volta, «Le ambizioni sbagliate» fu praticamente ignorato dalla critica ufficiale. Una velina ministeriale aveva proibito ai giornali di parlarne. L'autore era condannato come disfattista e anti-italiano per «Gli indifferenti». Eppure questo romanzo, in prospettiva, acquista sempre più peso nella parabola espressiva di Alberto Moravia. A parte il titolo che, nella sua linearità, ha il sapore del proverbio, l'intreccio, il disegnarsi di alcuni personaggi, come quello indimenticabile di Andreina, ne fanno forse il romanzo più dostoevskiano che sia stato scritto in Italia. È un romanzo in cui una delle passioni che il romanticismo aveva eroicizzato, l'ambizione, viene rovesciata in contenuti negativi, esistenzialmente fallimentari. E il rovesciamento esplode in tragedia, con una forza ben rara nella narrativa italiana. Anche per questo, «Le ambizioni sbagliate» è forse il libro di Moravia che i lettori potranno scoprire come una novità vera e propria.