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*Ammazzare il tempo : romanzo / Lidia Ravera

pubblicazione   Milano : A. Mondadori, 1978
descrizione   194 p. ; 21 cm.
serie   Scrittori italiani e stranieri


Ammazzare il tempo perché? Come? E da quale momento a quale momento? Sara, protagonista e vittima ma anche testimone e commentatrice di questo secondo straordinario romanzo di Lidia Ravera, continua a farsi domande a cui non risponde e a darsi risposte a domande che non si è fatta, e recrimina spesso. Viene, infatti, dal '68 come tanti e, come tanti del '68, ha quindi ragioni per recrimnare. La letteratura contemporanea è piena di recriminazioni, è una letteratura di reduci. Ancora non si sono stancati di recriminare i reduci dalle cosiddette generose illusioni del '45 (illusioni nella maggior parte dei casi inventate dopo, a tavolino, da gente incapace di illudersi), e già recriminano, peggio che in crisi, i reduci delle generose ribellioni del '68, quasi intempestivamente incalzati dai reduci dalle genersoe disperazioni del '77. L'odio-amore per la Grande Occasione Mancata non investe più soltanto il passato prossimo, ma investe soprattutto il presente stesso in via di trasformarsi in passato, sia pure immediato. Sara, tuttavia, in Ammazzare il tempo non si confonde mai con gli altri reduci che recriminano. Recrimina spesso, ma non teoricamente, tanto meno metafisicamente, recrimina fisicamente: "Siamo veramente una generazione disperata: abbiamo 25 anni, 27, 30 e siamo disposti a fingerne 50 pur di non avere la nostra età. O imitiamo i vecchi o imitiamo i ragazzini. Ma è proprio tanto una colpa avere 30 anni? Voglio dire: è impossibile portarseli addosso, con quello che significano? Trattiamo la nostra età come una specie di malattia venerea: una sofferenza senza dignità, una cosa da nascondere...". Diventata giornalista con capacità ma non con complicità con il mestiere, arrivata a un poco di notorietà con un primo libro fortunato e chiacchierato, Sara non si sente né giovane né vecchia mentre ammazza il tempo. Il suo ammazzare il tempo non è, comunque, un cedimento alla rasssegnazione, un atto di viltà, è anzi un essere il più struggentemente viva tra uomini e donne che cercano di sopraffarla, viva sino a rischiare, a sfiorare, ad assaggiare la morte stessa. Sara ha deciso una volta per tutte: non finge. Così a ingannarsi su di lei sono irrimediabilmente gli altri che non sanno credere alla sincerità, lei no di sicuro. Dopo un clamoroso successo come quello di Porci con le ali (il diario sessuo-politico degli adolescenti Rocco e Antonia, scritto da Lidia Ravera insieme con Marco Lombardo-Radice) un secondo libro avrebbe presentato enormi difficoltà per chiunque. Lidia Ravera non si è spaventata, ha affrontato con coraggio appassionato la nuova prova, e ha scritto un romanzo diverso e doloroso. Il dolore dolce e furioso di Ammazzare il temponon consola e non si limita a intrigare il lettore, ne ottiene, senza neppure esigerla, la partecipazione pro e contro. Perché, dopo le prime pagine, si dimentica subito che Sara è un personaggio inventato, Sara è tra noi, e con lei dobbiamo confrontarci. Sara non finge, ma neppure ci vende disperazione, afferma piuttosto il suo diritto a essere felice. Ammazzare il tempo, si dice, ma è sempre il tempo che ammazza noi, reduci sconfitti o vittoriosi, smobilitati o ulteriormente militanti dell'euforia e della noia.
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